Giorgio Di Maio è laureato in Architettura. Durante gli studi incontrò due importanti amori: l’architetto organico F.L. Wright ed il Neoplasticismo, con Theo van Doesburg e Mondrian. Il Wasmuth Portfolio, dell’ architetto americano pubblicato a Berlino nel 1911, è stato per tutti gli anni universitari il libro sempre aperto, studiato per la capacità di comporre armonicamente i differenti spazi e le relative funzioni in planimetrie finali unitarie, perfettamente equilibrate. La sua prima mostra è stata Colonie di artisti, una ricerca storica di tre episodi di architettura europea legati al ruolo dei mecenati che li promossero. Hanno fatto seguito Frammenti, Ombre, alla fine..l’amore, Basilicata, non è Napoli, mostre nelle quali Giorgio Di Maio rivela già alcuni dei futuri caratteri distintivi del suo modo di fotografare: l’attenzione al particolare piuttosto che all’eccezionale; la rivalorizzazione del quotidiano; la decadenza della materialità; l’identità degli opposti; l’equilibrio ricavato dalla tensione ed integrazione delle diversità; la ricerca di una presenzialità spirituale. Negli ultimi anni abbandona progressivamente l’attività professionale di architetto e, muovendo dallo studio di Eraclito, comincia a dedicarsi alla ricerca dell’Armonia nascosta, presente nel reale che ci circonda, individuata tramite il linguaggio delle Avanguardie figurative.
Nell'Universo tutto è in continuo mutamento secondo una regola armonica permanente. La felicità consiste nel sapersi inserire in questa Armonia, seguendo la propria natura per arrivare all'essenza. L'Armonia è scientifica proporzione e matematica, come di ordine matematico sono le formule che regolano i fenomeni fisici naturali. L'Armonia è pacifica: non giudica ciò che è altro per trasformarlo e renderlo uguale a sé, ma si connette con il diverso per lavorare nell'Unità. L'Armonia non separa, essa collega. La mia è una continua ricerca dell'infinito nel quotidiano, della trascendenza custodita nel dato reale. Ne documento l'immutabile equilibrio attraverso il linguaggio fotografico, per testimoniarne la presenza. La ricerca dell'Armonia nascosta nel mondo fonda sulla capacità di vedere la contemporaneità per frammenti - antropologici, architettonici, naturali - rapportati sempre a un più ampio grado dell'esistenza. Fotografia e architettura procedono intimamente connesse. Come la visione architettonica implica una funzione sociale che disegna e modifica i comportamenti umani, così anche la fotografia è un mezzo determinante, un linguaggio per estrapolare punti di vista stratificati nella storia: identità ed esistenze che scorrono in sintonia nel divenire, tracce immateriali rese visibili, quasi tangibili, in uno scatto.
Nell’aprile 2018, per il Milano PhotoFestival ha esposto a Palazzo Castiglioni il suo lavoro Milano in armonia. Nel febbraio 2019 partecipa con Correspondences alla Collettiva La Materia dei Sensi presso la Galleria OnArt in Firenze.